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Leuca tra storia e leggenda

Santa Maria Di Leuca, chiamata “Finibus terrae” ovvero ai confini della terra, sorge sul promontorio Japigio sulla punta estrema dello sperone d’Italia che termina sull’alta scogliera di Punta Meliso, proprio dove il Mar Jonio e l’Adriatico si abbracciano, permettendo allo spettatore, di assistere sia al sorgere del sole nelle acque dell’Adriatico, sia al suo tramontare in quelle delle Ionio.

Le sue origini storiche sono avvolte da numerose leggende che le hanno attribuito per lungo tempo l’immagine di un luogo meraviglioso e di fantasia. Alcuni ritengono che sia stata fondata dai Fenici nel XIV secolo a.C., una leggenda narra che la penisola salentina penda verso est, perché un dio dell’antica Grecia per compiacersi la volle tutta per sé; ma una tra le più belle leggende che si narrano nel Salento, vede come protagonista la fanciulla Leucasia, sirena di Leuca. Essa racconta una storia di dolore e vendetta dove due innamorati vengono per sempre divisi.

La leggenda narra: “Nel tratto di mare che si stende tra Castro e la punta estrema della penisola, viveva una bellissima sirena, tutta bianca e il suo nome era Leucasìa. Il suo canto era armonioso e mai nessuno era stato in grado di resisterle, finchè un giorno, un giovane pastore, non scese sugli scogli per portare a lavare le sue pecore, si chiamava Melisso, era talmente bello che Leucasìa se ne invaghì. Subito cominciò a cantare il suo canto più bello ma, Melisso, innamorato della giovane e bella Aristula, non fece nessuna fatica a resistere alla tentazione, dato che il suo cuore batteva solo per la sua amata. La sirena non accettò il rifiuto, e attese con pazienza il momento della sua vendetta.

Un bel giorno i due innamorati scesero sugli scogli e subito Leucasìa scatenò una tremenda tempesta; le onde improvvise catturarono i due giovani e la perfida sirena fece in modo che annegassero e che finissero separati per sempre sulle due punte opposte di un ampio golfo. Dall’alto del suo tempio, la dea Minerva vide tutto questo e si impietosì. Decise allora di pietrificare i corpi di Melisso e Aristula, dando loro l’eternità: quelle pietre diventarono da allora per tutti e per sempre punta Meliso e la punta Ristola che, non potendosi toccare fra di loro, abbracciano quello specchio di mare lì dove la terra finisce. Anche Leucasìa finì pietrificata dal rimorso e si trasformò nella bianca città di Leuca”.

Ispirandosi a questa leggenda lo scultore Mario Calcagnile ha realizzato il “Trittico della Trascendenza” un gruppo scultoreo che rappresenta: La Nuotatrice dei due Mari, L’Angelo del Meliso e Leucasìa. Il triplice gruppo scultoreo è stato posizionato proprio di fronte al porto della marina di Leuca, ai piedi della Scalinata Monumentale. Leuca in realtà è località nota sin dall’antichità: infatti era lo scalo d'obbligo del traffico marittimo tra l'Oriente e il Mediterraneo occidentale, hanno fatto sosta anche i cretesi, fenici e greci per rifornirsi d'acqua e viveri. Da alcuni scavi effettuati sulla sommità del promontorio è in effetti emerso che questa zona è stata abitata fin dall’età del bronzo. Verso la metà del ‘500, fu costruita un torre, denominata “Torre degli uomini morti”, per scongiurare gli attacchi di pirati e Turchi. Costruzione cinquecentesca, armamento consistente in un pezzo di artiglieria, fu ricostruita alla metà del seicento. Nonostante tutto, i predoni riuscivano spesso a terrorizzare le popolazioni in quanto molti luoghi non venivano presi in considerazione. Dal 1873 ritornò l’interesse per questi luoghi e iniziarono le diverse opere di restauro e di recupero di tutta la zona, in quanto crescevano premesse per una sistemazione stabile.

Vicino al mare man mano, iniziarono a sorgere delle casette e stabilimenti per bagni, ma è solo a partire dal 1874 che si può parlare della nascita di una vera borgata, in quanto le abitazioni si moltiplicavano e si creavano anche le industrie, soprattutto quelle per la seta. La coltivazione della terra portò presto i suoi frutti con il mercato dell’olio e del vino. Anche il mare ebbe la sua importanza, soprattutto nel periodo anteguerra, con il porto che offriva riparo e opportunità a numerose imbarcazioni di pescatori. Durante l’Ottocento ci fu il desiderio da parte dei nobili, di disporre di abitazioni in riva al mare, motivo per cui sorgono ancora oggi a Leuca numerose ville, fiore all’occhiello del paese ancora oggi.

Nel gennaio del 1944, fu costituito il centro UNRRO (United Nations Refugees Resettlement Organization) e le ville vennero occupate da profughi della seconda guerra mondiale. Si trattava di ex internati ebrei, jugoslavi, greci provenienti da diversi campi di internamento fascisti disseminati nell’Italia meridionale, e per i seguaci di Tito, militari e civili, tra cui molti ebrei in fuga dall’altra sponda dalle violenze degli uomini di Hitler. In pochi giorni ne giunsero quasi 4000, che danneggiarono purtroppo gli affreschi e gli arredi. Solo tre anni dopo le ville tornarono ai legittimi proprietari quando gli occupanti vennero trasferiti all'estero ed in alcuni campi profughi italiani. Molte di queste ville purtroppo sono cadute in disuso o distrutte, ma fortunatamente, alcune si mantengono ancora oggi ben conservate, anche se molte hanno perso la loro fisionomia originaria.

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